È davvero disarmante la facilità con la quale Armando Romero ci fa credere di poterlo seguire nel suo continuo scartare da lepre che scappa. Sembra sempre di acciuffarlo, ma appena apriamo il pugno per assicurarci di averlo finalmente preso, ci ritroviamo a mani vuote.
Altre volte si muove gentile, come una signora che ci fa visitare la casa, accostando una perla a un’altra, una citazione a un’altra, senza mai annoiare.
Lo ascoltiamo mentre ci parla di fantasmi e di case stregate, mentre ci presenta con noncuranza complesse teorie linguistiche. Riesce a trattare parole familiari come perfette sconosciute, le costringe a confessare i segreti piú nascosti e, un secondo dopo, con leggerezza maltratta i termini pretenziosi di altrettanto pretenziosi fenomenologi.
Lo ascoltiamo come bambini cui raccontano una favola prima di dormire, convinti di aver trovato finalmente un uomo tranquillo, finalmente qualcuno che non deve dimostrare niente, ed è solo felice di farci divertire.
Davide Silvestri