Tutte insieme, queste quaranta Quartine di Armando Romero, compongono un canto che si potrebbe recitare quasi come una serie infinita di variazioni su quello che è poi il grande tema di tutta la poesia lirica di ogni tempo e latitudine: ovvero, il tema dell’amore.
Eppure, queste piccole e intense poesie di quattro versi ciascuna, di sole quattro semplici linee, convocano all’orecchio del lettore un amore diverso da quello della tradizione.
Qui prevale l’allegria e la leggerezza che, senza peraltro rinunciare mai all’erotismo, aprono lo spazio al gioco felice e libero dell’incontro dei corpi: la fisicità del corpo dell’amata e del corpo della parola poetica si mescolano e si confondono su uno sfondo di luce e mare, dove i contorni di isole elleniche tratteggiano una natura che non è solo paesaggio, ma anche storia, abbraccio di spazio e tempo, archeologia dell’amore stesso.
È questa archeologia, dunque, quella scrittura che si deposita sulla calda carezza della sabbia, sul rosa del tramonto o sul duro guscio della pietra per poi farsi finalmente silenzio proprio sulla pelle dell’amata: ultimo vero universo che accoglie, al pari della pagina bianca, la lingua del poeta.
Alessandro Mistrorigo