Incursione tra lo spazio – gli spazi! – e il tempo – i tempi! – della prodigiosa città fatta di «Flat water» e «Marble trunks out of stillness» (Pound), questo libro celebra i non rapsodici ritorni di un poeta-viaggiatore in uno dei luoghi piú amati, descrivendone con divertita, ma intensa sensibilità inediti scorci o tradizionali figure. Una “Conversazione” tra l’autore, il traduttore e l’editore funge da commento ai «liberi» pensieri provocati dalla lettura di Venezia offerta dal poeta.
Claudio Cinti
Venezia è una mangiatrice di uomini. Sotto al fango dei suoi canali sono seppelliti centinaia di scrittori e poeti. Hanno osato parlare di lei e lei se li è mangiati. È una città che vuole essere lasciata in pace, e parlare di lei è come pretendere di parlare dell’amore o della morte: si apre subito la botola della retorica. Armando Romero però è un uomo coraggioso, e se ne fa un baffo dei pericoli. Con un piccolo passo a destra schiva il melenso, abbassandosi di colpo evita il trito, piroettando su se stesso colpisce e colpisce ancora. Ecco che con un paio di versi stende Venezia per poi baciarla, e piú avanti le apre una porta con una galanteria che ormai non usa. Piano, senza fretta, riesce a toccarle una mano, e poi le accarezza una spalla. Non è curioso come riesca a farla sua parlando di cose piccole, apparentemente senza importanza?
Davide Silvestri