Anche la poesia “seria” non è una novità dell’ultima ora. Ma può un grande poeta “serio” preferire l’anonimato alla vana-gloria del Nome ? Leggere, per credere, il Titolo di questo Autore.
La semplicità – come affermava il dott. Smangiabraghe, già menzionato in occasione della pubblicazione, per questi stessi tipi, della silloge poetica di Arminio Corgo, l’orfano dislessico extracomunitario al suo esordio letterario in Italia – la semplicità, dicevo (e questi versi – adespoti ma diabatici, sabbatici eppure votivi, sganciati tra i nostri piedi come delle bombe “ritardate” di cui non conosciamo l’innesco e che, per ciò stesso, non possiamo evitare – ne sono la prova tangibile) la semplicità, dunque, è… come dire, potremmo arrischiarci a… ma forse no, sarebbe troppo. Basta. Dopo tutto, si tratta di viscere e sangue, dolore e stupore, vertigine e dissolvenza.
Niente di piú.
Il gemello omozigote dell’autore
Sfidante ufficiale per il 2008 al concorso
“Decostruire la complessità restando in equilibrio
sul tetto di una casa costruita coi fiammiferi”